Il cambiamento climatico è un fenomeno importante che è diventato uno dei maggiori problemi del nostro tempo. È e sarà pesante come risultato e implicazione per il futuro e come la società dovrebbe essere organizzata.
Le temperature medie sulla terra sono infatti aumentate più o meno regolarmente. Nell’ottobre 2018, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (GIEC) ha pubblicato un rapporto che descrive come il clima mondiale abbia avuto un incremento di 1°C circa rispetto all’era pre-industriale. Al ritmo d’emissioni attuale, si teme che il riscaldamento climatico raggiungerà presto i 1,5° C tra il 2030 e il 2052, con conseguenze drammatiche per l’ecosistema e la popolazione mondiale.
L’agricoltura sarà uno dei settori economici più colpiti, con conseguente aumento della dipendenza alimentare dei Paesi, soprattutto i più vulnerabili, e il rischio di distruggere i sistemi agrari e le economie agricole a livello locale. Per far fronte ai cambiamenti climatici, la trasformazione dei modelli economici potrebbe essere necessaria per la società, come anche degli stili di vita.
Cosa vuol dire cambiamento climatico? Che le temperature aumentano allo stesso modo ovunque e in ogni momento?
Nel lavoro dell’GIEC, il termine si riferisce a qualsiasi cambiamento nel tempo a causa della variabilità naturale o delle attività umane.
I dati dimostrano una constate e preoccupante aumento delle temperature medie in alcune aree del mondo. In particolare, i cambiamenti climatici attesi nelle zone di oasi tra il 2020-2050 porteranno a un sensibile aumento delle temperature ed a una modificazione dei livelli di precipitazione, che contribuiranno ad aumentare la pressione sulle risorse naturali. Questi cambiamenti avranno conseguenze significative sulla riduzione delle riserve idriche, determinando una forte domande di acqua per uso agricolo, e una degradazione degli ecosistemi e della biodiversità.
Oggi le oasi sono un vera risorsa per lo sviluppo in aree desertiche con livelli di precipitazioni molto bassi. Sono delle “aree cuscinetto” utili e necessarie contro la desertificazione e avrebbero bisogno di un’attenzione particolare nei tavoli internazionali di discussione sui cambiamenti climatici.
In occasione del grande evento dedicato al tema dei cambiamenti climatici, la COP22 organizzata a Marrakech, Marocco, nel 28 novembre 2016, a Marrakech, in Marocco, è stato ritenuto il momento ideale per lanciare l’iniziativa “oasi sostenibile” e dar voce finalmente alle popolazioni che abitano le oasi. L’iniziativa oasi sostenibile si basa sull’articolo 7 dell’Accordo di Parigi, che afferma la necessità di «proteggere gli ecosistemi più vulnerabili». Definizione che rispecchia pienamente le oasi, dove vivono 2 miliardi di abitanti, pari al 28% della popolazione mondiale, e che coprono il 66% dei territori in Africa.
L’obiettivo dello slogan oasi sostenibile mira a riconoscere l’importanza di sostenere iniziative a proteggere le oasi e a rinforzare la resilienza delle comunità che le abitano rispetto ai cambiamenti climatici. Si tratta di contribuire anche alla resistenza degli ecosistemi agroalimentari, per arginare la recrudescenza della siccità e l’aumento della variabilità climatica, utilizzando metodi di conservazione del suolo e della biodiversità locale. La nozione di resilienza applicata all’ecologia si basa sulla capacità degli ecosistemi di recuperare il loro equilibrio iniziale dopo avere subito alterazioni le cui cause possono essere multiple ( naturali o umane).
Il processo de l’iniziativa oasi sostenibile avviato alla COP22 è però lungi dall’essere concretizzato.
Nonostante l’interesse verso l’iniziativa, gli stati e gli stakeholder non hanno ad oggi concretizzato in azioni concrete il messaggio e ad oggi molti punti sull’ Accordo di Parigi rimangono irrisolti, unitamente ad una mancanza dei finanziamenti a lungo termine sui temi del cambiamento climatico.
Il progetto TERO si colloca in questa direzione. L’educazione allo sviluppo e al volontariato climatico del progetto, in particolare nelle oasi, consentirà ai giovani di comprendere maggiormente il valore della preservazione della natura e del loro territorio. Una consapevolezza che darà speranza in futuro di avere più risorse destinate alla preservazione dell’ambiente e di produrre un impatto sulle comunità più vulnerabili.
Questo metodo motiverà i giovani a rimanere nelle oasi, invece di fuggire dalle loro case e dai loro affetti.
Adottiamo, quindi, la nozione di resilienza e sviluppo sostenibile al nostro modo di vivere quotidiano!

Brigitte Togo, Mali
Volontaria dell’ Associazione Rondine presso FOCSIV

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